Self Compassion: il potere dell’essere gentili con se stessi (2019) di Kristin Neff
A cura della psicologa psicoterapeuta Dott.ssa Francesca Cervati
Avevamo promesso che avremmo dedicato un articolo a questo libro e quindi eccolo qui.
Ormai moltissime ricerche confermano quanto la compassione possa migliorare in modo decisivo la qualità della nostra vita:
- ci rende meno autocritici e di conseguenza meno depressi;
- migliora il nostro sistema immunitario;
- rafforza le aree del nostro cervello cruciali per la regolazione delle emozioni;
- incrementa le funzionalità del nostro cuore.
Risulta anche molto efficace all’interno di un percorso di psicoterapia individuale cognitivo comportamentale, nel quale spesso alla persona vengono suggerite tecniche o libri di auto aiuto come questo della Neff, al fine di aumentare l’efficacia del lavoro svolto in studio.
D’altro canto l’autocriticismo, nemico dell’auto compassione, è un fenomeno oggi particolarmente diffuso riscontrabile in moltissime persone.
Lo è soprattutto nelle culture occidentali, dove termini come compassione per se stessi o gentilezza vengono spesso confusi con autoindulgenza e pigrizia: questo atteggiamento talvolta allontana anche le persone dall’intraprendere un percorso di psicoterapia individuale, visto come una “debolezza”.
Kristin Neff è una delle voci più autorevoli nel panorama internazionale rispetto alla Self Compassion e nel suo libro Self Compassion: il potere dell’essere gentili con se stessi, ne illustra i fondamenti teorici mentre presenta esercizi pratici per potersi sperimentare in prima persona.
Le componenti della self compassion
Secondo Kristin Neff la self compassion si sostanzia di tre componenti fondamentali:
- la gentilezza verso sé, ovvero, essere gentili e comprensivi verso se stessi, piuttosto che severamente critici e giudicanti;
- il riconoscimento della nostra umanità comune, cioè sentirsi connessi agli altri nell’esperienza della vita, piuttosto che isolati e alienati nella nostra sofferenza;
- la mindfulness, cioè mantenere la nostra esperienza in una consapevolezza equilibrata, piuttosto che ignorare il dolore o esagerarlo.
Per essere veramente compassionevoli con noi stessi dobbiamo, secondo l’autrice, imparare a combinare questi tre elementi essenziali.
Il volume in questione è scritto in prima persona e, oltre a illustrare fondamenti scientifici su cui si poggia l’auto compassione, racconta storia di una donna che ha sperimentato in prima persona il potere dell’auto compassione, come un potente strumento di resilienza a fronte di numerose difficoltà: dalle situazioni familiari difficili in infanzia, alla fine di un matrimonio, al tradimento e alla diagnosi di autismo del figlio.
Esercitare l’auto compassione
All’interno del libro si trovano numerosi esercizi, utili per stimolare e apprendere la self-compassion (e utilizzabili nella psicoterapia individuale), come l’esercizio dell’abbraccio o esercizi volti a cambiare il self talk interno – il modo in cui ci parliamo – sostituendo il linguaggio critico con un linguaggio più gentile, nutriente e compassionevole.
Avevamo dedicato un articolo a uno di questi esercizi che potete trovare a questo link.
La lettura di questo volume ci aiuta a renderci conto di quanto spesso ci rivolgiamo a noi stessi con un atteggiamento critico e giudicante, soprattutto quando soffriamo e quanto questo sia dannoso.
A partire da questa consapevolezza l’autrice mostra come è possibile estendere a noi stessi quell’attenzione e quel desiderio di aiuto che spesso emergono spontaneamente quando ci confrontiamo con la sofferenza altrui.