LA TRAPPOLA DEL PERFEZIONISMO
A cura della psicoterapeuta e psicologa a Brescia Dott.ssa Francesca Cervati
Il termine “perfezionismo” definisce la consuetudine di esigere da sé stessi – e spesso anche dagli altri – una performance di qualità maggiore rispetto a quella richiesta dalla situazione.
Questo porta spesso la persona a ipercriticare il proprio comportamento e a vivere in un costante stato d’ansia causato dal bisogno di fare sempre meglio.
Quali sono le caratteriste del perfezionismo?
Lavorando nel mio studio di psicologa a Brescia ho potuto riscontrare (ma la letteratura psicologica conviene su questi tratti) alcune caratteristiche che accomunano le persone perfezioniste:
- standard irrealistici e sforzi per raggiungerli;
- attenzione selettiva agli errori;
- interpretazione degli errori come indicatori di fallimento e credenza che, a causa di essi, verrà persa la stima degli altri;
- autovalutazioni severe e tendenza a incorrere in un pensiero tutto o nulla, dove i risultati possono essere solo un totale successo o un totale fallimento;
- dubbio sulla capacità di portare a conclusione un compito in modo corretto;
- tendenza a credere che gli altri abbiano aspettative elevate;
- timore delle critiche.
È possibile distinguere un perfezionismo adattivo, caratterizzato da alti standard personali, ma da una visione degli errori come una possibilità di crescita e un perfezionismo mal-adattivo, descritto come una forma patologica e malsana che reca svantaggi all’individuo e si associa all’insoddisfazione, alla preoccupazione eccessiva rispetto al giudizio altrui, alla paura di fallire e a convinzioni irragionevoli sulle aspettative altrui.
Quando diventa patologia
La tendenza a voler essere sempre al top non è intrinsecamente sbagliata, infatti, spesso nel mio studio di psicologa a Brescia mi sono trovata a spiegare quando il perfezionismo diventa patologico.
Se da un lato l’essere severi con noi stessi è un motore a fare del nostro meglio, a essere determinati e ambiziosi, dall’altro, quando è senza controllo, può suscitare un’intera gamma di emozioni negative.
Può portare a sentirsi sempre frustrati e irritati con sé stessi per il mancato raggiungimento degli standard che ci si è dati come obiettivo, o portare a sentirsi perennemente arrabbiati e in ansia, ossessionati sempre dal massimo, dal raggiungere la meravigliosa condizione di perfezione aspirata.
Dobbiamo infatti ricordarci che l’errore e il fallimento sono insiti nella natura dell’essere umano; è infatti impossibile per noi vivere senza mai sbagliare, raggiungendo sempre l’eccellenza.
I consigli della psicologa
L’ostinata ricerca della perfezione annulla ogni possibilità di sentimento ed emozione positive.
Liberarsi dal bisogno di un ordine perfetto, di risultati eccelsi, di uno status sociale elevato, permette una migliore qualità della vita e relazioni affettive più gratificanti.
Certamente, essere determinati è molto utile nella vita di tutti i giorni.
Tuttavia solo quando si impara a tollerare i fallimenti e ad accettarsi nella propria umana imperfezione, la determinazione potrà guidarci verso il successo e una vita appagante.