LA FELICITÀ È NORMALE?

Lorem Ipsn gravida nibh vel velit auctor aliquet.Aenean sollicitudin, lorem quis bibendum auci elit consequat ipsutis sem nibh id elit
TWITTER GPLUS FACEBOOK BEHANCE PINTEREST
felicità-palloncini

LA FELICITÀ È NORMALE?

A cura della psicoterapeuta e psicologa a Brescia Dott.ssa Stefania Ciaccia

Nel mondo occidentale abbiamo oggi gli standard di vita più elevati che mai: cure mediche, cibo, condizioni abitative, igiene, istruzione, giustizia, svago, opportunità di carriera… Eppure le persone non sembrano molto felici. 

I dati ci dicono che, nel mondo, quasi il 30% della popolazione adulta soffre di un disturbo psicologico riconosciuto. 

Con l’intenzione di generare un’emozione chiamata felicità, la maggior parte delle persone tende ad adottare un comportamento che è il suo esatto opposto, con il risultato, poi, di sentirsi frustrata.

E se in realtà fossero proprio i nostri sforzi a impedirci di raggiungerla?

Diversi studi (e in particolare quello di Steve Heyes, psicologo fondatore del Modello di Terapia ACT) hanno dimostrato che abbiamo numerose false credenze rispetto alla felicità, come per esempio che essa sia una condizione naturale di tutti gli esseri umani e che, quindi, non essere felici vuol dire necessariamente avere qualcosa che non va.

Inoltre, crediamo che per avere una vita migliore, sia necessario sbarazzarsi dei sentimenti negativi, assumendo che dovremmo essere in grado, sempre, di controllare i nostri pensieri ed emozioni.

La gestione delle emozioni

In realtà, tutti noi sperimentiamo o sperimenteremo direttamente la frustrazione, la delusione, il rifiuto, la perdita e il fallimento. Tutti noi sperimenteremo la malattia, le ferite fisiche e l’invecchiamento. Tutti noi affronteremo la nostra morte e quella dei nostri cari. 

Per di più, molte emozioni umane di base sono intrinsecamente dolorose: la paura, la tristezza, la colpa, la rabbia, lo shock, il disgusto, per citarne solo alcune.

Grazie alla raffinatezza della mente, anche la vita più privilegiata comporta inevitabilmente una quota significativa di dolore. Purtroppo gli esseri umani comunemente lo gestiscono in modo inefficace, cercando per lo più di controllarlo o evitarlo. 

Non sto dicendo che ciò sia sempre sbagliato: quando abbiamo prurito ci grattiamo e il prurito cessa. Problema risolto! Tuttavia, quando abbiamo un eczema o un’irritazione più forte, grattarsi potrebbe diventare parte del problema. Allo stesso modo, in certe situazioni, lottare contro emozioni e pensieri negativi potrebbe essere non solo inutile ma anche dannoso.

Lavorare sulle proprie emozioni con una psicologa

È bene usare i meccanismi utili a ridurre il dolore quando:

  • Non diventano eccessivamente rigidi o frequenti;
  • Si usano in situazioni dove non avrebbero successo altri comportamenti;
  • Non adoperandoli, ci impediscono di fare ciò che per noi è veramente importante.

Quando mi trovo nel mio studio di psicologa a Brescia, siedo di fronte a un vissuto di sofferenza e di svariati tentativi di ridurla. Spesso, ciò che fa stare peggio le persone sono proprio i tentativi che mettono in atto per combattere contro il dolore. 

Forse, se partissimo tutti dal presupposto che il dolore fa parte della vita, e provassimo a interrompere le pratiche quotidiane di lotta mirata alla sua fine (o di ricerca della felicità ad ogni costo) ci sentiremmo naturalmente sollevati.