Psicoterapia individuale cognitivo comportamentale: il disturbo da Attacchi di Panico
A cura della psicologa psicoterapeuta Dott.ssa Francesca Cervati dello studio Il Bucaneve
Che cosa sono gli attacchi di panico?
L’attacco di panico è un breve episodio di improvvisa e intensa paura che dura circa 20 minuti: in genere, è caratterizzato dalla presenza di alcuni dei seguenti sintomi:
- palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia;
- sudorazione e tremori fino a grandi scosse;
- sensazione di soffocamento o asfissia;
- dolore o fastidio al petto;
- nausea o disturbi addominali;
- sensazioni di sbandamento, instabilità, di testa leggera o svenimento;
- la derealizzazione, sensazione di irrealtà;
- depersonalizzazione, ovvero essere distaccati da se stessi;
- paura di perdere il controllo o di impazzire;
- paura di morire;
- parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio);
- brividi o vampate di calore.
Durante questi momenti, ai sintomi fisici e alla sensazione di paura si associano pensieri di tipo catastrofico: le persone che hanno un attacco di panico temono infatti che accadrà loro qualcosa di grave.
Pensano, ad esempio, di poter morire, diventare pazzi, di avere un attacco di cuore o di perdere il controllo. Questi pensieri, in chi ha avuto attacchi di panico, portano a interpretare erroneamente i normali sintomi fisici dell’ansia e a viverli come reali pericoli.
Quindi, per esempio, sensazioni abbastanza comuni dovute in alcuni casi ad altri fattori come la stanchezza, l’eccesso di caffeina, lo stress, il caldo, un abbassamento di pressione etc., vengono interpretate in modo erroneo come qualcosa di minaccioso.
La paura della paura
La paura che accompagna questi attacchi è così intensa, ma soprattutto si sviluppa in maniera così inaspettata, che spesso la persona che ha avuto attacchi di panico si spaventa anche al minimo cenno di ansia, perché sospetta che si tratti dell’inizio di un attacco.
Si innesca, dunque, un circolo vizioso che può trasformare il singolo attacco di panico in un vero e proprio disturbo di panico. Si apprende così ad avere “paura della paura”.
Mentre alcune persone colpite da attacchi di panico non cambiano in maniera evidente il loro modo di vivere, altre cominciano a evitare determinate situazioni per paura di averne uno: si parla in questi casi di evitamento. Maggiori sono gli evitamenti, più saranno gli sforzi e il tempo necessari per superare il disturbo.
Dal momento che, nel caso del disturbo di panico, ciò che si teme di più sono le proprie sensazioni fisiche, si tenderà a evitare anche tutte quelle attività o sostanze che aumentano l’attivazione fisiologica dell’organismo: non si berranno più caffè o bevande eccitanti, si eviterà l’attività fisica o sessuale etc.
Quando si parla di disurbo da panico?
Un episodio di attacco di panico può capitare nella vita di tutti e il fatto di viverlo non porta necessariamente allo sviluppo di un disturbo.
Si può parlare di Disturbo da Panico quando la presenza di attacchi di panico inaspettati diviene ricorrente ed essi sono seguiti da almeno un mese di preoccupazione persistente di avere un altro attacco; a quel punto è sicuramente consigliabile intraprendere un percorso di psicoterapia individuale.
Soffro di attacchi di panico: cosa posso fare?
Il percorso di psicoterapia individuale
La terapia cognitivo-comportamentale è dimostrata essere la più efficace per il trattamento dei disturbi d’ansia, tra cui gli attacchi di panico.
Uno degli obiettivi principali della psicoterapia individuale cognitivo-comportamentale è aiutare la persona a comprendere che le sensazioni e i sintomi fisici che prova durante l’attacco di panico sono solamente una conseguenza dell’ansia e delle sue interpretazioni catastrofiche.
Non sono, dunque, pericolosi, poiché nulla di quello che si teme potrà accadere veramente. Questa consapevolezza aiuta a interrompere il circolo vizioso dell’ansia ed evita un peggioramento delle sensazioni fisiche spiacevoli.
Talvolta, alla psicoterapia individuale viene associata una terapia farmacologica prescritta e monitorata dallo psichiatra che ha come risultato diretto la riduzione delle reazioni neurovegetative (fisiche) coinvolte nell’attacco di panico.
La terapia farmacologica, sebbene in alcuni casi molto utile, spesso non è sufficiente a risolvere il problema. L’attacco di panico, infatti, viene spesso rappresentato come la punta dell’iceberg o un campanello d’allarme che ci avvisa che qualcosa non sta andando.
In un percorso di psicoterapia individuale, quindi, oltre ad imparare a conoscere e gestire l’ansia e il panico è possibile, in un momento successivo, lavorare in profondità, in modo che, una volta risolto il sintomo, esso non si ripresenti più avanti o sotto altre forme.
Dott.ssa Francesca Cervati